Selinunte
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Selinunte è un parco archeologico di 40 ettari che sorge nel comune di Castelvetrano, in provincia di Trapani. Ci troviamo dunque lungo la costa sud occidentale della Sicilia, che ha preservato ancora oggi tratti antichi e selvaggi.
Qui la storia passata della Sicilia, palpitante di guerre, di vittorie e ribellioni, di sconfitte e nuove ascese, trova uno dei suoi fulcri fondanti. A detta delle fonti greche, infatti, la città venne fondata da coloni provenienti da Megara Hyblea verso la metà del VII sec. a.C. Il nome deriva dalla parola greca selinon, che significa prezzemolo selvatico, trovato in abbondanza dai Greci in questi luoghi al punto da effigiarlo anche nella monetazione selinuntina. Spesso in guerra con Segesta per motivi di confine, il centro ebbe vita breve e venne distrutto definitivamente dai Romani intorno al 250 a.C al termine della prima guerra punica.
La bellezza di Selinunte sta dunque nelle sue vestigia antiche e nell’insieme dei templi che costellano questo Parco archeologico. Sull’acropoli, sita su una collina che dominava il porto, sono stati rinvenuti i resti di sei templi, alcuni dei quali dedicati ad Apollo, ad Atena e ai Dioscuri, mentre altri tre erano stati eretti sulla collina orientale. Tra questi rientra il celebre Tempio E, dedicato ad Era, l’unico ad essere stato parzialmente ricostruito. Esso è divenuto noto agli studiosi per il ciclo decorativo che mostrava, in pietra e calcare conchilifero locale, tra gli esempi più pregevoli dell’arte greca di Sicilia. L’insieme delle sculture emerse durante gli scavi è oggi conservato al Museo Archeologico di Palermo, ma fa eccezione l’Efebo di Selinunte, conservato nel museo di Castelvetrano, risalente al V secolo a.C e realizzato in bronzo per un altezza di 85 cm.
L’agorà della città antica era situata sulla Collina Mannuzza: qui infatti è stata rinvenuta un’area trapezoidale delimitata da una strada nel 1985. Altro santuario selinuntino era dedicato al culto di Demetra, che insieme alla figlia Persefone era particolarmente venerata in Sicilia. Il tempio era situato sull’attuale Collina Gaggera, dove sono stati rinvenuti vasi proto corinzi e corinzi, reperti di età romana e figure votive di terracotta.
Attorno al sito di Selinunte ruotano importanti necropoli pertinenti sia al cuore che alle aree suburbane della polis antica, e attestano come qui venissero praticati entrambi i riti dell’inumazione e della cremazione. L’area sepolcrale più estesa è ad ovest della Collina Gaggera, mentre il sopra citato Efebo di Selinunte proviene da un’altra necropoli sita a nord est della Collina Mannuzza.
La costruzione di edifici pubblici poteva beneficiare dello sfruttamento delle Cave di Cusa, site a 10 km ad ovest di Selinunte. Ancora oggi ben conservate, esse erano costituite da banchi di calcarenite ricavati dalla roccia per mezzo di cunei di legno, appositamente espansi nell’acqua. L’utilizzo delle Cave dovette cessare probabilmente subito dopo la conquista ad opera dei Fenici. Il subitaneo abbandono ha consentito agli archeologi di trovare una situazione quasi cristallizzata nel tempo, che ha permesso di comprendere meglio le tecniche di lavorazione adottate dagli antichi.
Una visita in questi luoghi offre la possibilità alla mente del visitatore di figurarsi una polis antica, ricca di templi e di sacralità bagnata dal mare che, onnipresente, ancora oggi lambisce questo sito affascinante.