Un bellissimo novembre

Un bellissimo novembre

UN BELLISSIMO NOVEMBRE

1969 – Regia di Mauro Bolognini
Con Margarita Lozano, Gabriele Ferzetti, Paolo Turco, Gina Lollobrigida

Un bellissimo Novembre è un film diretto da Mauro Bolognini nel 1969, interpretato da Gina Lollobrigida e Gabriele Ferzetti e tratto dall’omonimo romanzo di Ercole Patti, pubblicato appena due anni prima.

L’autore catanese descrive in toni di malinconia e amara drammaticità le prime esperienze sessuali del giovane Nino, innamorato della zia Cettina. Questo amore dal carattere quasi incestuoso viene ambiguamente ignorato e corrisposto (ma solo sotto il profilo erotico) dalla più anziana parente, in realtà interessata maggiormente a tradire il marito con il bello e aitante Sasà, verso cui il consorte sembra addirittura sospingerla per squallidi motivi di ordine economico. In queste torbide vicende di adulti, resta invischiato proprio il giovane protagonista che, mentre nel libro sembra uccidersi accidentalmente una volta scoperto il “tradimento” della zia Cettina (benché l’autore non lasci nell’ombra la più terribile ipotesi del suicidio volontario), nel film di Bolognini invece egli si sposa con una cugina, potendo al contempo perseverare negli incontri clandestini con la zia.

Ciò che colpisce, tra gli altri pregi della pellicola, è l’ambientazione. Innamorato del mese di Novembre (nel quale muore durante l’anno 1976) e della sua Sicilia, Ercole Patti ci descrive il dolceamaro mondo di una Catania e della sua provincia, uscite danneggiate dal dopoguerra e desiderose di crescere. Una borghesia provinciale, quella catanese, che ama trascorrere le ultime, lucenti giornate di sole autunnale nelle proprie ricche campagne patronali, dove vecchi casali fanno da sfondo a siffatte scene di famiglia dal sapore quasi tragico, dove ad esserne vittime sono i più giovani.

La masseria della famiglia di Nino è da Patti situata alle pendici dell’Etna, mentre il regista Bolognini ambiente le scene del film in diverse località: Catania ovviamente, e altri comuni della sua provincia, ovvero Acireale, Nicolosi, Aci Sant’Antonio, Pedara, Viagrande e Giarre.
La pellicola, dunque, si mostra notevole non soltanto per la caratura degli interpreti, ma anche per la varietà delle ambientazioni, che consente allo spettatore una visione abbastanza multiforme della realtà della provincia etnea quale era quarant’anni or sono. Si va dal Barocco catanese, dove si consuma la vita in parte brillante, in parte vacua della piccola gente benestante meridionale, secondo l’ottica dell’autore, alla realtà agricola e pedemontana delle località sopra citate, dove il clima rarefatto di fine estate – inizio autunno, particolarmente caro al Patti, consente di provare una sensazione di nostalgia e abbandono che tutt’oggi, a decenni di distanza dal libro e dal film, si è mantenuta immutata.

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