Il Padrino Parte I
Il Padrino Parte I è un celebre romanzo dello scrittore americano Mario Puzo, pubblicato nel 1969, e seguito tre anni dopo dalla mirabile trasposizione cinematografica di Francis Ford Coppola, prima pellicola di una trilogia da Oscar.
La storia del padrino Vito Corleone è una questione di onore, mafia, e senso di attaccamento alla famiglia che mantiene molto dello spirito siciliano di cui sono permeati questi migranti d’America. Nonostante il malaffare e le drammatiche, illecite vicende che costellano l’esistenza dei membri di questa dinastia, pare quasi di respirare un senso di onore e nobiltà in ciò che essi compiono, nelle scelte destinati a condannarli o a esaltarli nel male.
Dal 1945 al 1954: questo il lasso di tempo che il film contempla, disegnando il passaggio di consegne nel potere dal padre Vito ai figli Sonny, Fredo e soprattutto Micheal, vero e proprio erede del padre Vito, e del figliastro Tom Hagen. Immigrato siciliano dal paese di Corleone, Vito si afferma quale massimo capo della malavita italo-statunitense nella città di New York, destreggiandosi nei racket sindacali, nel gioco d’azzardo e in altri crimini. Amicizia e onore, secondo la più genuina etica mafiosa, s’intrecciano all’evasione delle leggi e al tentativo di mascherare questa via deviata attraverso lo spettro della corruzione.
Naturalmente, queste espressioni emozionali che abbiamo voluto sottolineare del film sono a noi utili per sottolineare le origini di questa famiglia, la loro terra di provenienza, la Sicilia appunto. Nel film infatti uno dei protagonisti, Micheal è costretto a rifugiarsi in Sicilia a Corleone, dove s’innamora e dove vede perire l’amata Apollonia in un attentato “al tritolo”.
In realtà, sono tre i setting di cui Coppola si serve per lasciare spazio alla Sicilia nel suo bellissimo film. In primo luogo, Savoca, in provincia di Messina, dove viene girata la scena in cui Micheal parla con il signor Vitelli, padre dell’amata Apollonia. Qui un bellissimo casale viene adibito a bar per lo svolgimento del dialogo. Il comune messinese è stato inserito nel 2008 tra i Borghi più belli d’Italia, e deve il suo fascino attuale al connubio tra spirito agricolo e vestigia culturali che rimandano al Medioevo, al Rinascimento e al Barocco. Non a caso le amministrazioni locali da diverso tempo a questa parte hanno operato la saggia scelta di votarsi alla valorizzazione del turismo culturale.
Seconda località è Motta Camastra, sempre in provincia di Messina, aspro ma urbanizzato promontorio, sede del piccolo comune, che funge da sfondo alla scena in cui Micheal arriva a Corleone insieme ai suoi guardaspalle. Coppola affermò di essere rimasto incantato dalla cittadina di quasi 900 abitanti, al punto da eleggerla a location del film. Il paese non ha affatto smarrito la vocazione agricola che si evince dalla pellicola ed è ad oggi pervaso da uno spirito religioso autentico e antico, che si concretizza nella festa di san Biagio il 3 Febbraio.
Ultimo scenario siculo per la pellicola americana è la Cattedrale di Forza d’Agrò, sempre sita come le altre nella provincia peloritana, nella scene in cui Micheal e i guardaspalle si aggirano per il paese. La chiesa madre che si vede nel film è dedicata a Maria Santissima Annunziata e risale al XVI secolo, che insieme ai ruderi del Castello Normanno e ad altri frequenti ritrovamenti archeologici testimoniano l’antichità del centro.
Un caleidoscopio di colori e terre selvagge e belle come molte zone della Sicilia, dunque, valorizzate da una pellicola di per sé degna di essere vista, ma possiamo dire ulteriormente valorizzata da questa regione d’Italia.
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