Calascibetta
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Calascibetta è un comune della provincia di Enna, da cui dista solo 6 km, sospeso sui Monti Erei a circa 700 m d’altitudine con i suoi 4700 abitanti. Il nome stesso ne indica l’ubicazione topografica: esso deriva infatti dall’arabo Qalat-sciabat che significa “castello sulla vetta”. Inoltre il comune sorge sullo spartiacque dei fiumi Simeto e Imera meridionale.
Il borgo nasce nel 1602 per volontà del conte Ruggiero d’Altavilla, che qui fece erigere un castello fortificato che potesse essere sfruttato come base difensiva grazie anche alla favorevole posizione geografica. Questo ha conferito alla città un aspetto medievale, benché sia stata danneggiata gravemente dal terremoto del 1693 come molti alti centri della Sicilia orientale. Veri e propri momenti di partecipazione popolare verranno vissuti da Calascibetta durante il Risorgimento, processo storico a cui il centro partecipò attivamente con orgoglio e spirito d’indipendenza dal governo borbonico.
Il santo patrono è san Pietro Apostolo, intestatario insieme alla Vergine Assunta della Chiesa Madre, il cui nucleo originario risale al XIV secolo. Data la veneranda età, l’edificio sacro ha subito vari rimaneggiamenti nel corso del tempo, al punto da alterarne l’aspetto originario: la facciata principale, ad esempio, presenta decorazioni risalenti al Cinquecento. Vari i tesori custoditi al suo interno: dal Coro ligneo finemente intagliato al fonte battesimale cinquecentesco, nonché un prezioso reliquario. Molti i frutti di architettura religiosa presenti in questi luoghi, e anche di una certa antichità: dalla Chiesa di s. Antonio Abate risalente al XVII secolo alla Chiesa dei Cappuccini, inaugurata nel 1589 e contente l’Adorazione dei Magi di Filippo Palladini del 1610. Sulla piazza principale Umberto I si staglia la centralissima Chiesa di Maria ss. del Carmelo, costruita nel 1771 dai Carmelitani e dotata di tre navate. Concludiamo l’excursus religioso citando la Chiesa di Maria ss. del Buonriposo, sita a circa tre km dal centro cittadino nella contrada che da essa trae il nome, e sede di una fortissima devozione popolare.
Calascibetta è anche uno dei principali bacini archeologici della Sicilia centrale. Qui infatti gli uomini hanno vissuto da età molto antiche. Le condizioni geomorfologiche e ambientali del territorio xibetano hanno infatti favorito la vita nelle grotte, e spesso l’accavallarsi di diversi utenti, da genti vissute tremila anni fa ai bizantini, rendono spesso difficile la lettura diacronica dell’abitato. Molto importante è anche la necropoli di Realmese, che presenta tombe a grotticella artificiale che coprono un arco di tempo dal IX al VII secolo a.C. Questa tipologia funeraria è tipica della Sicilia e qui ce ne offre oltre trecento esempi che spesso variano nella configurazione morfologica delle tombe. Ma unico nel suo genere è senza dubbio l’abitato rupestre di vallone Canalotto. Qui l’occupazione bizantina, protrattasi dal VI al IX secolo d.C. ha sfruttato gli aggrottati del vallone, che affondando nell’arenaria per oltre trenta metri hanno consentito la stabile dimora dell’uomo. Il carattere peculiare dell’abitato rupestre consiste nel fatto che ad essere preminenti sono qui gli ambienti a carattere religioso, rispetto a quelli di carattere civile, come di solito accade nelle comunità che hanno eletto ad abitazione simili condizioni ambientali.
Il sacro, la natura e l’antico s’incrociano in questa località della provincia ennese, il cui primo richiamo è proprio esercitato dalla suggestiva locazione, vero e proprio fondale scenografico di un centro tutto da scoprire.